25 Marzo 2023
Si propone uno schema-guida per la lectio divina sul Vangelo di domenica 26 marzo 2023.
(Si consiglia di avere sottomano una Bibbia per consultare i vari passi citati)
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 11,17-27)
17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà”. 23Gesù le disse: “Tuo fratello risorgerà”. 24Gli rispose Marta: “So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno”. 25Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?”. 27Gli rispose: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”.
LECTIO (Cosa il brano dice in sé)
Contesto
Il segno della risurrezione o rianimazione di Lazzaro è il sesto presentato da Gv, quello più grande, che chiude la serie data da: 1) cambiamento dell’acqua in vino a Cana (2,1-11); 2) guarigione del figlio del funzionario (4,46-54); 3) guarigione dell’infermo alla piscina di Betzatà (5,1-18); 4) moltiplicazione dei pani (6,1-15); 5) guarigione del cieco nato (9,1-40). Lazzaro anticipa quindi il settimo, il segno per eccellenza: la risurrezione di Gesù (20,1-10). Altre proposte individuano il quinto segno di Gesù quando egli cammina sulle acque (6,16-21), per cui quello di Lazzaro sarebbe il settimo e la risurrezione di Gesù non sarebbe un segno, ma la realtà vera e propria annunciata dai sette miracoli. In ogni caso, è evidente il legame tra la risurrezione di Lazzaro e quella di Gesù, ed essa costituisce anche una svolta decisiva nel Vangelo. Ciò lo si vede dal contesto: il miracolo si colloca entro la festa della Dedicazione o Hanukkah (10,22-11-54), che ricordava in qualche modo la “risurrezione” del tempio di Gerusalemme dopo la profanazione di Antioco (1Mac 4,36-61; 2Mac 10,1-8), con una ripresa della polemica dei Giudei che accusano Gesù di mettersi allo stesso livello di Dio (10,33). Per tutta risposta, il Signore compie l’opera divina per eccellenza: strappare alla morte la vita e darla di nuovo (Ez 37,12-14; Gv 5,21). Proprio qui si decise la sua condanna a morte (11,53).
Versetti
v. 17: «Già da quattro giorni era nel sepolcro»: secondo una credenza ebraica, si riteneva che l’anima del defunto stesse nei pressi del sepolcro per tre giorni, e al quarto se ne andasse definitivamente a causa dell’inizio della decomposizione (11,39). Dunque ciò significa che la situazione di Lazzaro era ormai irrecuperabile, oltre ogni speranza (Rm 4,18). Si può comprendere in questo senso anche la “tempistica” della risurrezione di Gesù il terzo giorno, che realizza la profezia che Dio non avrebbe abbandonato alla “corruzione” il Suo Eletto (Sal 16,10; At 2,31).
v. 22: «Qualunque cosa tu chiederai a Dio»: Marta ha fede in Gesù, ma non osa sperare l’insperabile. D’altronde, Gesù aveva già dato prova della sua potenza presso il Padre con il cieco nato (Gv 9,31-33), per cui egli è il Giusto per eccellenza che è ascoltato da Dio in ogni sua richiesta e proprio per questo è l’Inviato (11,41-42). In effetti, Dio vuole che noi chiediamo (Lc 11,9-13), però bisogna anche chiedere “bene” (Gc 4,3). Non si tratta di usare preghiere “giuste” o “potenti” – d’altronde, abbiamo già la Preghiera per eccellenza, insegnataci dal Figlio stesso (Mt 6,-13; Lc 11,2-4); è più che altro questione di rettitudine di vita (Is 1,15): non possono coesistere delitto e solennità (Is 1,13), cioè la preghiera non ha valore, sono parole vuote, se poi la vita va in altra direzione e si ha malizia nell’anima (Sal 66,18). Ma, anche qui, non tutto è perduto (1Gv 2,1). Infatti, anche una condotta esteriormente ineccepibile non è sufficiente se manca il cuore; se questo c’è, allora la preghiera può arrivare al Cielo, pur in una vita segnata dal peccato (Lc 18,9-14). La differenza per la preghiera gradita a Dio, quindi, la fa l’abbandono fiducioso alla volontà del Padre (Eb 5,7): l’essenziale è la fede (Lc 17,6). E, se è vera preghiera, cioè comunione con Dio, non lascerà la vita indifferente (Gc 5,20; 1Pt 4,8).
v. 25: «Io sono la risurrezione e la vita»: Marta comprende la risurrezione secondo la fede ebraica del tempo (Dn 12,2), ovvero che alla morte l’uomo discende negli inferi (sheol), situato nelle profondità della terra (Nm 16,33), in cui tutti sono destinati ad andare, senza distinzioni (Ez 32,17-32; Qo 2,15-16; 3,18-20), e in cui nemmeno Dio viene più lodato (Sal 6,6). L’anima è come una specie di ombra (Gen 37,35; 1Sam 2,6; 28,3-19), ma riprenderà il corpo alla fine della storia. La morte nella Bibbia ha inoltre un significato esistenziale, e il Signore ci libera anche da quella (Ez 37,1-14; Sap 2,24). Questa concezione degli inferi è abolita (Mt 22,31-32) perché è Cristo stesso la risurrezione. Ciò vuol dire che nella comunione con lui si vive già la vita nuova (Gv 17,3): ascoltando la sua parola (6,68), ma soprattutto mangiando la sua carne e il suo sangue, perché così abbiamo in noi la vita stessa di Dio (6,54-58). Certo, questo mistero lo viviamo nel presente solo nella fede, come in uno specchio (1Cor 13,12), in quanto si mostra nella nostra esistenza come morte al peccato (Rm 6,1-11; Col 2,12-13; 3,1), dunque in opposizione al modo di vivere del mondo (Rm 12,2; 1Pt 1,14), e anche contro l’apparenza dei sensi (v. 25b). La risurrezione di Lazzaro serve proprio a rinforzare questa fede.
MEDITATIO (Cosa il brano dice a me)
- Penso mai al mistero della morte? Come mi ci relaziono?
- La fede nella risurrezione lascia il suo segno nella mia vita concreta?
- Come vivo la preghiera? Cerco la comunione con Dio sopra ogni cosa?
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