Beatitudini

Lectio divina – Vangelo della IV Domenica T.O. anno A

lectio divina

28 Gennaio 2023

Si propone uno schema-guida per la lectio divina sul Vangelo di domenica 29 gennaio 2023.

(Si consiglia di avere sottomano una Bibbia per consultare i vari passi citati)

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12)

1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.

5Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi”.

LECTIO (Cosa il brano dice in sé)
Contesto

Il brano delle Beatitudini apre il Discorso della Montagna, primo grande discorso di Mt che occupa i capp. 5-7 del Vangelo. Il discorso ha questo nome perché è pronunciato da Gesù dopo che egli è salito sul monte, dopodiché, messosi a sedere, istruisce i suoi ascoltatori. Chi sono questi ultimi? Sembra che il Maestro si rivolga ai suoi discepoli (v. 1) e la parabola che conclude il discorso (7,21-27) sembra alludere proprio a loro; eppure, al termine sono «le folle» a stupirsi per questo suo insegnamento (7,28). Si direbbe, quindi, che l’intero discorso sia rivolto a tutti, ma con lo scopo di farli diventare discepoli (7,21): dunque non un’etica universale come qualche volta si è detto, ma un invito (e un metodo) a guardare le cose in un’ottica diversa, quella di chi «va dietro» a Gesù. Anche la scelta del monte è significativa: geograficamente si tratta probabilmente di una collina, ma simbolicamente richiama il Sinai (Es 19,3). Infatti, un ritornello frequente del discorso è: «Avete inteso che fu detto…ma io vi dico», riferito a norme della Torah in genere riconducibili ai dieci comandamenti (Es 20,1-17; Dt 5,6-22. Letteralmente sono le dieci «parole»). Gesù cioè si pone al di sopra della Legge e sullo stesso piano del Legislatore, sebbene sottolinei che non è venuto ad abolirla, ma a darle compimento (Mt 5,17). In definitiva, considerando anche la significativa divisione di Mt in cinque discorsi (come la Torah), si ha che Gesù è il nuovo Mosè (anzi, più grande di lui) e le Beatitudini non sono altro che i nuovi “comandamenti”. Un’ulteriore pista di approfondimento è la lettura “cristologica” delle Beatitudini: cioè esse sarebbero il ritratto di Cristo stesso e, di conseguenza, del discepolo. Infatti, ognuna di esse può essere applicata perfettamente a Gesù (ad es. la terza beatitudine trova corrispondenza in 11,29, ma ognuna esprime atteggiamenti riscontrabili nella vita e nelle parole del Signore).

Brani di approfondimento

Si propongono due passi per meditare ulteriormente il senso del brano di oggi:

  • Lc 6,20-23,6: le Beatitudini nella versione di Lc (discorso della pianura);
  • Sal 1: in un certo senso la prefazione del salterio, ne descrive lo “spirito”.
Versetti

v. 3: «Beati»: è un’espressione di felicitazione, che indica uno stato di prosperità e comunione con Dio (Sal 1,1; 33,12; 127,5; Pr 3,13; Sir 31,8): si tratta, in sostanza, di una formula di benedizione (Sal 128,4-6). Tale benedizione presentata da Gesù, però, non è esente da paradossi, così come era nella tradizione profetica. Infatti sono dichiarati felici innanzitutto i poveri e gli sventurati che erano considerati maledetti, rovesciando una mentalità presente anche nella Bibbia (Gb 8,8-18; Pr 11,31). Le altre hanno una sfumatura più di ordine morale (Dt 6,18). In Mt sono presenti anche altre “beatitudini”, di tenore un po’ diverso e che integrano quelle del nostro brano (Mt 11,6; 13,6; 16,17; 24,46). Anche il libro dell’Apocalisse ne presenta ben sette (Ap 1,3; 14,13; 16,15; 19,9; 20,6; 22,7; 22,14). Si tratta, secondo alcuni, della gioia “escatologica”, nel senso che la comunione con Dio è una sorgente di pace e di pienezza (questo vuol dire l’ebraico šalom) che può convivere anche con una situazione esteriore di prova (Ef 3,19; Fil 4,7), anzi, dando la forza e la motivazione per superarla.

«Di essi è il regno dei cieli»: frase che compare nella prima e nell’ottava beatitudine, cioè la prima e l’ultima. Ciò significa che essa le racchiude come in una cornice, dando la prospettiva attraverso la quale leggerle. Infatti, più che spiegare il senso di ciascuna di esse, è utile individuarne l’orizzonte: il regno dei cieli. Esse non sono dei comandi, com’era per l’antica alleanza, ma descrivono delle condizioni: sia nel senso di stati di vita (così si trovano coloro che sono nel regno di Dio: «beati»), che di atteggiamenti necessari per entrare nel regno (Mt 18,3). Occorre quindi rovesciare la propria mentalità (4,17). Ad esempio: se per il mondo i ricchi sono “beati” in quanto hanno gli strumenti per fare ciò che vogliono, i poveri in spirito lo sono ancora di più perché possiedono l’unica cosa necessaria e che rimarrà (Lc 10,42), ma che richiede però lo spirito del mendicante per accedervi. Non è un caso, inoltre, che nelle Beatitudini compaiano spesso verbi alla forma passiva: si tratta del cd. “passivo divino” che indica l’intervento attivo di Dio (ad es. «saranno saziati» = Dio li sazierà). Insomma, le Beatitudini pongono il discepolo alla presenza di Dio perché interpreti la sua vita e le sue possibilità di successo non a partire dai valori del mondo, ma da quelli del Cielo, che riceve gratuitamente come dono.

MEDITATIO (Cosa il brano dice a me)
  1. Quali beatitudini sento più mie? Per quali motivi?
  2. Ci sono ambiti di vita che giudico con la logica del mondo e non con quella di Dio?
  3. La fede è per me fonte di gioia?