11 Febbraio 2023
Si propone uno schema-guida per la lectio divina sul Vangelo di domenica 12 febbraio 2023.
(Si consiglia di avere sottomano una Bibbia per consultare i vari passi citati)
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,17-26)
17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. 20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. 23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. 25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
LECTIO (Cosa il brano dice in sé)
Struttura
Il nostro brano è l’unione di due sezioni distinte (anche se ovviamente legate) del Discorso della Montagna. In particolare, la prima sezione (vv. 17-20) è come il baricentro di tutto il discorso, ma in particolare del capitolo 5 di Mt; la seconda sezione (vv. 21-26) è parte di un testo più ampio (vv. 21-48) caratterizzato dalle cosiddette “antinomie”: «Avete inteso che fu detto…ma io vi dico», delle quali qui si presenta solo la prima. La sezione dei vv. 17-20 è fondamentale per indicare Gesù come il Messia che porta a compimento le promesse di Dio (Gv 1,17), invece di un rivoluzionario blasfemo che si pone alla pari dello stesso Signore (Mt 26,64-66); eppure, in quel «ma io vi dico» c’è tutta la carica di una novità inaudita che un semplice uomo non avrebbe mai potuto realizzare.
Brani di approfondimento
Si propongono due passi per meditare ulteriormente il senso del brano di oggi:
- Gal 4,21-31: le due alleanze, quella della Legge e della grazia;
- Mt 18,15-35: insegnamenti sulla correzione e la riconciliazione.
Versetti
v. 17: «Dare pieno compimento»: il «compimento» portato da Gesù alla Legge è Lui stesso (Mc 1,15; Gal 4,4). Questo versetto è da leggere in parallelo al v. 20, cioè all’esigenza di superare la «giustizia di scribi e farisei». Ora, non bisogna interpretare ciò in senso morale, ossia che solo Gesù sarebbe materialmente in grado di soddisfare le esigenze della Legge, poiché anche scribi e farisei lo facevano; anzi, avevano aggiunto pure altre norme (Mc 7,1-8). Il guaio è che così si perdevano in mille minuzie trascurando l’essenziale e, ciò che è peggio, trascinavano in questo anche il popolo che li seguiva (Mt 23,13ss.). La Legge è «santa» (Rm 7,12), tuttavia non basta a raggiungere la pienezza, il «compimento» (plēroma) della vita (Mt 19,20): davvero è sufficiente «fare» qualcosa per essere felici? La salvezza è nelle nostre mani? Oppure nell’avere? In realtà, la vera libertà viene dalla promessa (Gal 4,23) e, paradossalmente, dall’obbedienza (Ab 2,4): è in questo contesto che il mio agire diventa davvero libero e liberante (Gc 1,25; 2,18). La libertà non consiste tanto nel fare ciò che voglio (arbitrio), visto che ciò può ridursi a un cieco impulso senza una direzione precisa; essere liberi significa invece essere pienamente se stessi (Gv 8,31-36) e in grado di decidere della propria vita, ma solo se si è aperti all’Ideale autentico, concreto e non astratto, fonte e mèta di ogni cammino. Tale ideale non è un’idea, ma una Persona: Gesù. È in questo senso che la libertà si trova nell’obbedienza/ascolto (Eb 5,7-9), quindi nella risposta a una chiamata (Sal 40,8-9; Mc 3,33-35; Gv 4,34). La libertà del cuore è dono dello Spirito Santo che rende feconda la mia vita (Gal 5,22-23): chi è nella carità non pecca, dice l’apostolo Giovanni (1Gv 3,6). Questo è il significato del celebre (ed “esplosivo”) aforisma di S. Agostino: «ama e fa’ ciò che vuoi» (Commento alla Lettera di San Giovanni, 7, 8).
v. 24: «Va’ prima a riconciliarti»: la nuova Legge non è meno, ma più esigente dell’antica (Gal 5,13). Infatti l’obbligo che viene dall’amore e dalla fiducia è più stringente di quello della mera costrizione esterna. Perciò, ogni volta che ci separiamo dal fratello ci separiamo anche da Dio (1Gv 4,19-21), e di conseguenza anche l’atto di culto perde la sua verità, il suo senso (Gen 4,3-12; Os 6,6; Is 1,15-17). Preservare la pace e la comunione è più importante dell’inflessibilità in certe posizioni magari anche corrette, ma non di vitale importanza (Rm 14,14-23; 1Cor 8,9-13). L’odio e la divisione sono ciò che “uccide” la grazia perché distruggono la comunione (Gv 8,44; 1Gv 3,15; Gc 4,11). Chiaramente ci riferiamo a casi in cui si mostra una volontà malvagia, non di semplice debolezza o fragilità (1Gv 5,16-17), le quali però non devono essere trattate con leggerezza – misericordia, sì, ma non superficialità, in quanto possono portare anch’esse alla malizia (1Ts, 5,14-22). L’amore passa anche per i «no» e per la correzione (Ez 33,7-9; Mt 18,15-17).
MEDITATIO (Cosa il brano dice a me)
- Sono una persona che cerca la concordia o mi irrigidisco nelle mie posizioni?
- Sono soggetto/a all’ira? Cosa mi fa arrabbiare, in modo particolare?
- Sono indulgente con me stesso/a o cerco di migliorare i miei difetti?
- …