Gesù con i suoi discepoli

Lectio divina – Vangelo della VI Domenica di Pasqua anno A

lectio divina

24 Giugno 2023

Si propone uno schema-guida per la lectio divina sul Vangelo di domenica 14 maggio 2023.

(Si consiglia di avere sottomano una Bibbia per consultare i vari passi citati)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,15-21)

15“Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”.

LECTIO (Cosa il brano dice in sé)
Contesto

Il contesto è lo stesso della volta precedente, della quale il brano attuale è (quasi) la continuazione. Siamo all’inizio del discorso di addio di Gesù ai suoi discepoli nel corso dell’Ultima Cena, prima che Egli salga al Padre in seguito alla sua passione e morte. Il filo rosso che lega questa sezione di Gv è il tema della partenza e del ritorno: Gesù torna al Padre, e quindi se ne va; ma, proprio perché sarà nel Padre, Egli potrà nuovamente essere presente in mezzo ai suoi discepoli, seppure in una forma nuova e, paradossalmente, più reale. Per questo, tali brani del Vangelo sono usati in preparazione alla festa dell’Ascensione. Compare, inoltre, la figura del Paraclito, che sarà il protagonista della futura vita della Chiesa.

Versetti

v. 15: «Se mi amate osserverete i miei comandamenti»: l’amore di cui parla qui Gesù (agapãté) è quello propriamente divino (agápē) ed è non solo condizione, ma contenuto stesso dei comandamenti (Gv 15,12; 1Gv 5,3; Mc 12,29-31). Infatti, il tempo usato nella seconda parte della frase (tērḗsete, osserverete) non è un imperativo, ma un futuro, dunque uno stato di fatto. In altre parole, l’osservare i comandamenti è il segno che l’amore di Dio è in noi (1Gv 4,19-21): tale amore è in noi, però, non in senso passivo, ma richiede impegno perché sia accolto e dia frutto (Mt 13,3-9; Mc 4,26-29; 2Tm 2,1-7), e sia custodito in modo da non essere perduto (Ef 4,29-32). In altre parole, Dio non ci tratta come bambini viziati. Oltre a ciò, notiamo che Gesù è nella posizione di affermare il suo diritto a essere amato e obbedito: Egli è allo stesso livello del Padre (10,33; 14,1.6; 17,22). Ancora, si tratta di quell’amore che previene l’uomo, il quale è quindi amato non perché è degno di questo amore, ma precisamente per il contrario: perché è “cattivo”. Infatti, è questo stesso amore che ci rende amabili e capaci di amare (1Gv 4,10). Per questo Gesù comanda l’amore dei nemici, perché è il modo in cui ama Dio stesso (Mt 5,43-48; Lc 6,35-38). L’uomo da solo non ne è capace, ma Dio sa aspettarlo, adattandosi ai suoi tempi e alle sue possibilità (Gv 21,15-19) per poi portarlo dove è Lui (14,3). Questo è anche il senso e l’effetto dell’Eucaristia.

v. 16: «Pregherò il Padre»: la vita di Gesù è tutta orientata al Padre (Lc 2,49; Gv 4,34), il Quale è all’origine di tutto ciò che esiste e verso il Quale cammina la nostra vita. Cristo, in quanto Verbo, seconda Persona della Trinità, è in unità perfetta con il Padre nell’unica sostanza divina (cfr. Credo); nella sua umanità, invece, Gesù “riproduce” questa unità (Gv 10,30.38) innanzitutto in una costante preghiera (Mt 11,25-27; 14,23; Mc 1,35; Lc 6,12; 11,1; 18,1; Gv 11,41-42). Questo atteggiamento è realmente sorprendente: essendo uno con il Padre, che bisogno ha Gesù di pregare? Vediamo quindi cos’è davvero la preghiera: non tanto un bussare alla porta di un Dio lontano, affinché ogni tanto guardi in basso verso di noi, ma il dialogo con Colui che amiamo e che è all’origine della nostra stessa vita e nel quale esistiamo e ci muoviamo (At 17,28; 1Cor 3,16). Cioè, la preghiera non è un’aggiunta artificiale alle nostre abitudini, ma l’attività umana per eccellenza (Gen 1,26). Per questo la mediazione di Gesù continua a realizzarsi anche nella Gloria del Padre.

v. 6: «Io sono la via, la verità e la vita»: questi tre titoli sono tra loro strettamente legati e si riferiscono ai beni che otteniamo grazie a Gesù. Egli è la via che conduce al Padre: solo il Cristo ha visto il Padre (Gv 1,18) e per questo egli è anche la luce che ci permette di non deviare dal sentiero della vita (8,12). Per questo Gesù è il mediatore tra Dio e gli uomini (10,30; 1Tm 2,5; Eb 8,6). Nella mentalità biblica la via indica il modo di vivere, il comportamento, che non è fine a se stesso ma ha sempre un compimento, ha delle conseguenze, nel bene o nel male (Sal 49,14). «Via» era anche il nome con cui i primi cristiani chiamavano il Cristianesimo (At 9,2), cioè il cammino che conduce alla vita (Gv 3,36; 10,10; 12,50 Sal 16,11). Ma la vera vita, la vita eterna, è conoscere il Padre (17,3), dunque Gesù è anche la Verità, che non è conoscenza astratta, ma una che dà alla nostra esistenza la sua pienezza (6,68; 8,32; At 5,20) e la rende salda come roccia (Mt 7,24-27).

«Vi darà un altro Paraclito»: paráklētos significa, letteralmente, «chiamato presso o in soccorso di qualcuno», dunque in suo favore, da cui il latino ad-vocatus. Il termine è applicato sia a Gesù che allo Spirito Santo in due contesti diversi. Applicato a Gesù significa proprio «avvocato» (1Gv 2,1-2), Colui che, secondo una tipica immagine giudaica, nel tribunale di Dio ci difende dall’Accusatore (Gb 1,6-12; 2,1-6; Zc 3,1) in virtù del suo sacrificio (Ap 12,9-11; Rm 8,31-34). Applicato allo Spirito Santo, invece, Paraclito è Colui che è inviato per stare sempre con i discepoli (v. 16) e venire in loro soccorso (Mt 10,19-20; cfr. Lc 21,14-15), facendo ricordare le parole di Gesù (Gv 14,25-26). Egli è Colui che testimonia al nostro cuore che Gesù è veramente da Dio (1Gv 5,6-7; cfr. Mt 16,17), quindi la Sua opera è esattamente all’opposto del padre della menzogna (1Gv 2,22). Come Gesù, anche lo Spirito prega per noi o, meglio, siamo noi che preghiamo in Lui (Rm 8,15; Gal 4,6). È «Spirito di verità» perché procede dal Padre e dal Figlio (Credo), quindi conosce le profondità di Dio (1Cor 2,11) e rende noi stessi veri, cioè simili a Cristo.

v. 18: «Il mondo non mi vedrà più»: il mondo non conosce Gesù perché non può ricevere lo Spirito (v. 17). «Mondo», nei testi giovannei, indica infatti prevalentemente la realtà creata che si oppone a Dio e, pertanto, è sotto il dominio di satana. Anzi, la luce dello Spirito mostra la colpa del mondo (Gv 16,8-11; cfr. 3,20). Nonostante questo, Gesù è venuto a dare la vita perché il diavolo non abbia più potere (Gv 12,31; 14,30). Pertanto, sta a noi scegliere da che parte stare, eventualmente è il nostro stesso agire a condannarci (3,19).

MEDITATIO (Cosa il brano dice a me)
  1. L’amore è un ideale per la mia vita? Cosa suscita in me questa parola?
  2. Qual è il mio rapporto con lo Spirito Santo? E con il Padre?
  3. Mi sforzo di custodire i comandamenti di Gesù?