Città sul monte

Lectio divina – Vangelo della V Domenica T.O. anno A

lectio divina

4 Febbraio 2023

Si propone uno schema-guida per la lectio divina sul Vangelo di domenica 5 febbraio 2023.

(Si consiglia di avere sottomano una Bibbia per consultare i vari passi citati)

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,13-16)

13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

LECTIO (Cosa il brano dice in sé)
Contesto e struttura

Il brano di oggi è l’immediato seguito di quello delle Beatitudini e una sorta di suo ampliamento e completamento. La struttura è semplice: due parabole, che identificano altrettanti parti; ogni parabola, poi, si gioca sulla contrapposizione «voi» – terra/mondo. Chiaramente quel «voi» è riferito ai discepoli che hanno fatto proprio il messaggio delle Beatitudini e pertanto diventano cittadini del Regno, la cui legge sono le Beatitudini stesse. Ma oltre a ciò, come dobbiamo intendere la relazione tra il discepolo e la terra/mondo che Gesù ci presenta? Da una parte, si potrebbe leggere come una sorta di corrispondenza: il discepolo è tale (sale/luce) solo in relazione al mondo, trova la sua motivazione al di fuori di sé. Dall’altra, e in modo complementare a questa interpretazione, è la terra/mondo a non essere autosufficiente e ad aver bisogno del discepolo di Cristo. Nel contesto del Discorso della Montagna, il nostro brano fa come da cerniera tra la prima sezione (le Beatitudini) e una seconda dedicata al compimento della Legge e alla vera giustizia (Mt 5,17-48). Sono parabole di una missione, rivolte a un popolo (i primi cristiani) che si sentivano come tagliati fuori dal mondo: da un lato, i fratelli rimasti fedeli al giudaismo che escludevano questi nuovi “eretici” dalle sinagoghe; dall’altro, il mare magnum dei popoli pagani che semplicemente ignoravano ogni discorso sulla Torah e sul Messia. Ma proprio in questa differenza sta il valore aggiunto della Chiesa.

Brani di approfondimento

Si propongono due passi per meditare ulteriormente il senso del brano di oggi:

  • 1Gv 2,1-17: la luce che viene da Dio è verità e amore per la nostra vita;
  • Gv 15,9-27: la missione dei discepoli si scontra con il peccato del mondo.
Versetti

v. 13: «Voi siete»: un presente indicativo, dunque un modo d’essere, non un comando. Stessa differenza tra i comandamenti del Sinai e le Beatitudini. Ciò, però, non significa che manchi una certa dimensione di obbligo, nel senso di una esigenza interiore di realizzazione.

«Sale»: il sale presso gli antichi aveva un valore purificatorio (Ez 16,4; 2Re 2,20); aveva anche un significato di amicizia (At 1,4, lett. «condividendo il sale» nel senso di «riunirsi») e di alleanza, da cui l’espressione «alleanza del sale» (Nm 18,19; 2Cr 13,5) per indicare l’alleanza stabile tra Dio e il popolo, presumibilmente perché usato anche per conservare i cibi. In relazione a quest’ultimo significato, quello più immediato della parabola si riferisce alla proprietà del sale di dare sapore al cibo (Gb 6,6), e per questo essa di avvicina a quella del lievito (Mt 13,33).

«Terra»: di per sé non è necessariamente sinonimo di «mondo», ma può indicare la terra di Canaan, cioè per un israelita la Terra per eccellenza, oggetto non solo della promessa e del dono di Dio, ma anche di un compito (Gen 2,15; Gs 24,13. Cfr. Lc 18,8; Mt 8,10). Pertanto, ci sarebbe da rilevare un ulteriore parallelismo tra le due parabole, non solo nei simboli, ma anche nel contesto di riferimento. In questo caso, essere sale vuol dire essere presenti, immersi nella propria realtà per darle «sapore» (Sal 34,9; tra l’altro questa è l’etimologia di «sapienza»), proponendo un nuovo stile di vita, un nuovo modo di guardare alla realtà.

«Calpestato»: verbo che compare anche in Mt 7,6 e in Lc 8,5, per cui non indica solo una semplice inutilità, ma è anche profezia di un triste destino (il quale, a differenza di chi muore per il Regno, è del tutto vano). Si tratta, quindi, di una missione che è anche la propria profonda ragion d’essere, la propria identità.

v. 14: «Luce del mondo»: la luce è uno dei grandi simboli della Bibbia, che approfondiamo brevemente solo nell’ambito del NT. 1) Cristo è la luce del mondo (Gv 8,12), che come la nube luminosa dell’esodo (Es 13,21) indica la via verso il Padre, cosa che prima era funzione della Legge (Sal 109,105); 2) la luce è simbolo di vita, felicità, gioia e libertà, per cui le tenebre sono l’opposto (Is 8,23-9,1; Mt 4,12-16); 3) tipico contesto del simbolo è il dualismo luce-tenebre, che divide il mondo nei grandi reami del bene e del male in lotta tra loro per il dominio dell’umanità, da cui la distinzione tra «figli della luce» e «figli delle tenebre» (Lc 16,8; 1Ts 5,4-5; Ef 5,7-8). La «luce del mondo» era il popolo d’Israele, costituito tale da Dio stesso (Is 42,6); altra immagine usata per esprimere questa vocazione era la città di Gerusalemme, la «città sul monte» per eccellenza (Sal 125; Is 2,2-3; Ap 21,10). I simboli della luce e della città quindi si incontrano, in un parallelismo che rafforza entrambi nel medesimo significato. La luce di cui splende il discepolo è dunque Cristo stesso (Gv 1,5), per questo egli è chiamato a essere lampada (Gv 5,35).

MEDITATIO (Cosa il brano dice a me)
  1. Ho paura di manifestare il mio essere cristiano/a?
  2. Come vivo la mia fede in famiglia, al lavoro, con gli amici, ecc.?
  3. Cerco di rendere gloria a Dio nelle mie azioni o penso solo al mio interesse?