Il Re dei Giudei

Lectio divina – Vangelo della Solennità di Cristo Re anno C

lectio divina

19 Novembre 2022

Si propone uno schema-guida per la lectio divina sul Vangelo di domenica 20 novembre 2022.

(Si consiglia di avere sottomano una Bibbia per consultare i vari passi citati)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 23,35-43)

35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: “Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”. 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. 38Sopra di lui c’era anche una scritta: “Costui è il re dei Giudei”. 39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: “Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”. 42E disse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. 43Gli rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”.

LECTIO (Cosa il brano dice in sé)
Struttura

Il brano si può dividere in due parti, a seconda del rapporto che i personaggi del racconto hanno con Gesù: derisione/accusa da una parte, riconciliazione dall’altra:

  1. La prima sezione è scandita da tre frasi ipotetiche («se…allora…») in bocca ad altrettanti gruppi di personaggi, in una sorta di crescendo di vicinanza al destino di Gesù. Si parte dai capi del popolo, coloro che di fatto sono i “mandanti” del supplizio e suoi veri avversari, i soldati romani che materialmente eseguono la condanna, uno dei due ladroni che subisce la medesima pena. Si noti che a queste tre derisioni, ma che in fondo sono atti d’accusa, Gesù non proferisce parola;
  2. La seconda sezione è il breve dialogo con il “buon” ladrone, il quale, a differenza dei precedenti personaggi, cerca invece la riconciliazione nell’onesto riconoscimento della propria situazione. A lui Gesù risponde, eccome.
Brani paralleli

Oltre all’ovvio rimando agli altri brani evangelici paralleli della crocifissione, con ciascuno le proprie sfumature di differenza, si propongono per la riflessione i seguenti brani da leggere insieme al presente:

  • At 7,54-60: il martirio di Stefano, costruito avendo in mente proprio il brano lucano della crocifissione di Gesù, specialmente per il versetto precedente al nostro brano: «Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno» (23,34; anche se il versetto in questione è assente in alcuni importanti manoscritti antichi);
  • Sal 22: l’incipit è citato da Gesù in Mt 27,46, ma ben si adatta a una lettura (e una preghiera) dei brani della Passione di tutti e tre gli evangelisti.
Versetti

v. 35: «il Cristo di Dio»: si tratta di un rimando interno al vangelo e quindi, prima ancora che una domanda retorica, è un interrogativo rivolto al lettore. Infatti «Cristo di Dio» è il termine usato da Pietro nella sua professione di fede (9,20). Espressione propria di Lc, in quanto Mt e Mc hanno, rispettivamente, «il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16) e «il Cristo» (Mc 8,29). I due passi vanno dunque letti insieme. La provocazione dei capi si basa, alla luce dei fatti, su quella che sembrerebbe una radicale smentita delle attese messianiche, quando in verità è la puntuale realizzazione della profezia di Gesù (Lc 9,22 e paralleli).

«L’eletto»: cioè colui che è stato scelto (da Dio), il Messia. Si ripresenta qui lo stesso combattimento spirituale delle tentazioni nel deserto (4,1-13). Si noti che, esaurite i tentativi, il diavolo si allontanò per ritornare «al momento fissato»: non si tratta di un accordo tra Dio e l’avversario, ma del fatto che tutto è sottomesso al piano divino di salvezza, anche, suo malgrado, le macchinazioni di satana.

v. 38: «Costui è il re dei Giudei»: la scritta, visto il contesto della scena, doveva apparire di un’ironia crudele. Eppure, nonostante tutto, essa è una profezia che tocca il significato profondo e vero dell’evento (Gv 11,47-53): qui si manifesta e sale sul suo trono il re atteso da Israele.

v. 39: «Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava»: che uno dei malfattori (è questa la traduzione letterale) si senta autorizzato a insultare Gesù nonostante la solidarietà nel supplizio, con in più la palese ingiustizia della condanna, manifesta la vera questione in gioco. Sono messe una di fronte all’altra non solo due concezioni del messianismo, ma soprattutto due immagini della divinità. Da una parte, il Signore forte (Sal 2; 110) rappresentato dalle attese dei capi e del ladrone (ma condivisa anche dai soldati), dall’altra un Dio debole e impotente, che proprio in questa condizione mostra la Sua onnipotenza (Sap 2,18-20; Is 53,11).

v. 42: «“Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”»: La figura del “buon ladrone” è propria di Lc (in Mt e Mc sono entrambi i malfattori a insultare Gesù). In qualche modo egli riconosce la regalità di Gesù, anche se non ancora compiuta (si presume infatti l’idea che egli deve ancora entrare in possesso del regno). Gesù accoglie la sua richiesta, che però corregge con l’«oggi»: Egli è re già adesso e dispone chi può entrare nel «paradiso» (lett. giardino, è il luogo della piena comunione, del “possesso” di Dio: Ap 2,7; 1Ts 4,17).

MEDITATIO (Cosa il brano dice a me)
  1. Chi è Dio per me? Un re potente (ma lontano) o un padre che soffre con e per me?
  2. So scorgere la presenza di Dio anche quando non è conforme alle mie aspettative?
  3. Accetto quello che mi capita affidandomi a Dio o mi ribello come il ladrone?