Centurione sotto la Croce

Lectio divina – Vangelo della Domenica delle Palme anno A

lectio divina

24 Giugno 2023

Si propone uno schema-guida per la lectio divina sul Vangelo di domenica 2 aprile 2023.

(Si consiglia di avere sottomano una Bibbia per consultare i vari passi citati)

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 27,45-54)

45A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. 47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia”. 48E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. 49Gli altri dicevano: “Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!”. 50Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito. 51Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, 52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. 53Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. 54Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”.

LECTIO (Cosa il brano dice in sé)
Struttura

Il racconto della passione, morte e risurrezione di Gesù è il cuore pulsante di tutti i Vangeli, al punto che qualche studioso ha potuto affermare che questi ultimi non sono altro che una narrazione della passione-morte-risurrezione con un lungo prologo. L’affermazione è probabilmente esagerata, ma è un dato di fatto che questa sezione si presenta in tutti e quattro i testi ispirati in modo praticamente identico, variando solo in aspetti secondari o dettagli (specialmente per quanto riguarda la prima parte, dalla condanna fino alla morte di Gesù sulla croce). Il modo più adatto di accostarsi a questo brano del Vangelo è probabilmente il silenzio orante, facendo tacere il pensiero e scorrere le parole nel profondo della nostra anima (Is 55,10-11). Qui proponiamo un approfondimento del momento culminante, la morte di Gesù, in cui vediamo nella sua piena luce il vero volto di Dio, un Dio che non va cercato nell’alto dei cieli, le cui potenze sono sconvolte; né all’interno del sontuoso Tempio, che viene squarciato da cima a fondo; ma tra gli ultimi, tra gli esclusi, nel silenzio di chi compie il più grande gesto d’Amore possibile (Gv 15,13).

Versetti

v. 46: «Dio mio, Dio mio ecc.»: il grido di Gesù è di reale angoscia, ma non di disperazione. Infatti, esso non significa semplicemente che Gesù ha sperimentato la notte della fede. L’ha certamente vissuta, ma il senso di queste parole non si esaurisce qui: ogni suo atto è rivelazione del Padre (Gv 1,18; 14,9). Il lamento di Gesù è carico di tutto il dolore dell’umanità sofferente e mostra la vera e profonda compassione di Dio per la condizione umana (Gv 11,33-35), e proprio per questo non si ferma al male presente, ma guarda oltre. Le parole pronunciate dal Crocifisso sono infatti la citazione dell’esordio di un salmo (Sal 22) e pertanto una profezia: egli è il Servo che porta su di sé, fino in fondo, fino alla morte, il peccato e il dolore dell’uomo, e per questo è colui che vince, che ha in premio le moltitudini (Sal 16,10; Is 53,1-12; Ap 5,1-14).

v. 50: «Gesù…emise lo spirito»: il senso letterale di questa espressione è che Gesù morì e il suo equivalente italiano è «spirò». Ma è possibile anche un altro livello di lettura. Ad esempio, Gv parla di Gesù che «consegnò lo spirito» (Gv 19,30), ossia che la sua vita è posta nelle mani del Padre (Lc 23,46): si compie il sacrificio, l’unica offerta gradita a Dio dell’unico Giusto che abbia mai attraversato la terra (Gv 10,17-18; Eb 7,26-27). Tuttavia, si può andare ancora più in profondità. Il «consegnò» di Gv, infatti, è un termine “tecnico” (paradídōmi) che indica il porsi del Figlio dell’uomo nelle mani dei peccatori (Mt 26,45; Mc 14,41; Lc 24,7), in cui è sempre usato il passivo divino mediante il quale si sottolinea che non è mera decisione umana, ma è, malgrado i suoi oppositori, attuazione del piano eterno di Dio per la salvezza del mondo. Pertanto, Gesù «consegna» il suo spirito anche ai peccatori, vale a dire che è qui che invia lo Spirito Santo a rinnovare la faccia della terra e che sancisce la nascita della Chiesa (Gv 7,39; 19,34. Cfr. CCC 766).

v. 51: «Il velo del tempio si squarciò»: i segni che si verificano, specialmente i morti che risuscitano, indicano l’inizio dell’era escatologica, degli ultimi tempi annunziati dai profeti (Am 8,9; Ez 37,12; Dn 12,13). Ma, soprattutto, è l’inizio del nuovo culto che dichiara superato quello antico (Eb 10,9): il velo che separava l’uomo da Dio (Es 26,31-33; Nm 4,19) è stato tolto (Eb 9,12-14; 10,19-23; 2Cor 3,12-18).

v. 54: «Davvero costui era Figlio di Dio!»: l’esclamazione del centurione rimanda alla voce del Padre al momento del battesimo (Mt 3,17) ed è la risposta alle insinuazioni del tentatore (4,3): è in questo momento e in questo contesto che Gesù si manifesta pienamente come Figlio di Dio e Cristo (Gv 8,28). È significativo che sia proprio un pagano a riconoscere per primo la vera identità di Gesù al momento della morte: certamente a causa dei segni prodigiosi che dovevano impressionare una mentalità tendenzialmente superstiziosa come quella dei Romani (Mt 27,19; Gv 19,7-11); tuttavia non è la prima volta che sono proprio i non ebrei a mostrare una genuina fede in Lui (Mt 8,5-13; 15,28). È il momento in cui la fede nell’unico vero Dio si apre ai pagani (28,19).

MEDITATIO (Cosa il brano dice a me)
  1. Mi soffermo mai a meditare il grande amore che Dio ha per me?
  2. Riesco a scorgere, anche nelle prove, il disegno di salvezza di Dio per me?
  3. Cerco di rendere la mia vita, nelle situazioni quotidiane, un dono per gli altri?